Dusciana Bravura è un’artista che si muove da sempre sulla sottile linea di confine tra un mosaico “alto” e perfettissimo, interpretato e vissuto in maniera rigorosa e tecnicamente ineccepibile, ed una tensione poetica tutta personale, magica, fantastica, disposta al sogno e all’avventura, fors’anche imbevuta di onirismi ludici, di disposizione all’incanto. In questo percorso, segnato da una profonda ed indiscutibile coerenza di fondo, compare quest’installazione, “site specific”, cioè concepita appositamente per un luogo, le Artificerie Almagià, spazio grande e dilatato, cattedrale della memoria ravennate, degli esordi di una vocazione industriale legata alla Darsena di città. Un luogo che segna la Ravenna storica e il suo protendersi verso il futuro. “%”, questo il nome dell’installazione di Dusciana, racconta visivamente e tattilmente le percentuali di individui che compongono la città di Ravenna: uomini, donne, bambini, anziani. Ed il racconto è un racconto musivo dove le tessere segnano, materialmente, ogni individuo, ruolo, identità. Si tratta di un lungo sentiero di migliaia di murrine che percorre la navata centrale, scandito da otto grandi sculture, tre steli e cinque totem in mosaico; i colori sono minimali e preziosi: bianco, nero, argento, oro; la texture è sempre intessuta di “meraviglia” come accade in tutte le opere di Dusciana. E se, da sempre, le steli hanno avuto una funzione commemorativa, legislativa o celebrativa ed i totem hanno segnato l’appartenenza ad un clan con un ruolo più ancestrale ed animico, di protezione sciamanica, la scelta di questi elementi non è stata per lei casuale. Qui le steli sembrano simboleggiare la ratio maschile di Ravenna, l’autoritas civica, pubblica, le sue leggi, il suo farsi storia solida nel tempo, mentre i totem, di sassi e cubi in vetro e mosaico, hanno una valenza instabile, più morbida, quasi “relazionale”; diventano monumenti psichici, modulari, che possono cambiare la loro immagine, diventare altro, quasi fossero lo specchio organico di ciò che è disposto al continuo mutarsi: gli individui, i sentimenti, l’humus esistenziale. Ad unire questi elementi un fiume di tessere scorre fluidamente, un sentiero di voci diverse: quante donne, quanti bambini, quanti uomini, che vocazioni ci sono lì dietro? Cosa dice di noi quel pulviscolo magico che diventa la nostra immagine attraverso il tempo, la storia delle nostre attese, delle nostre scelte, del cambiamento del nostro orizzonte attraverso gli anni: una piccola città, i suoi uomini e le sue donne, diventa metafora del mondo. Ed il gesto musivo, con grazia ragionata, costruisce questa visione, delinea con cura maniacale il dettaglio, il particolare. In tempi di esclusivo voto all’immagine delle cose, di leggi della giungla e false meritocrazie, il mosaico, per Dusciana, ancor più in un’installazione come questa, diventa il medium artistico – ed etico – privilegiato per affrontare e guardare l’orizzonte contemporaneo nella sua complessità, costruendo una superficie simbolica dove ogni frammento, anche il più piccolo, è necessario ed imprescindibile per costruire una reale unità.
Sabina Ghinassi, Ravenna